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Design Economy 2022: l'economia del Design in Italia

Aggiornamento: 27 apr 2022




Fondazione Symbola, Deloitte Private e POLI.design, con il supporto di ADI, CUID, Comieco, Logotel, AlmaLaurea e il patrocinio del Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale, hanno presentato oggi, 20 aprile 2022, i risultati del report “Design Economy 2022”, con l’obiettivo di accrescere la consapevolezza del valore del design per la competitività del sistema produttivo nazionale. Il rapporto è stato presentato presso l’ADI Design Museum di Milano da Ermete Realacci, presidente della Fondazione Symbola; Ernesto Lanzillo, Deloitte Private Leader; Francesco Zurlo, presidente POLI.design e preside Scuola del Design; Luciano Galimberti, presidente ADI; Maria Porro, presidente del Salone del Mobile; Domenico Sturabotti, direttore Fondazione Symbola; Carlo Montalbetti, direttore Generale Comieco; Loreto Di Rienzo, Co-Fondatore Gruppo Dyloan; Cristina Favini, Chief Design officer & strategist Logotel; Antonio Casu, Ceo Italdesign Giugiaro.

Da quanto emerge l’Italia è il paese europeo con il maggior numero di imprese in ambito design (30 mila), che offrono occupazione a 61 mila lavoratori e generano un valore aggiunto pari a 2,5 mld di euro, e Milano si conferma capitale del design con il 18% del valore aggiunto e conta il 14% degli addetti in Italia. Il 57% delle imprese del design nella progettazione integra aspetti legati alla durabilità dei prodotti, il 43,4% alla riduzione materica, il 34% alla riciclabilità e il 31,4% alla riparabilità. Arredamento, automotive, immobiliare, abbigliamento trainano la domanda di ecodesign in Italia.

“A fronte di potenti fenomeni di cambiamento in atto – ha dichiarato Francesco Zurlo, presidente POLI.design e preside Scuola del Design – dalla crisi climatica alla trasformazione digitale, al difficile contesto geopolitico, il design – che è la pratica di un operatore intellettuale – sembra essere più attrezzato di altre discipline e professioni nel governare la complessità. Il successo della formazione e del placement dei designer, come evidente nel report della Fondazione, sottolinea questo aspetto. Un buon designer ha l’imperativo della responsabilità ogniqualvolta modifica tecnologie grezze per realizzare nuovi artefatti, confrontandosi con il ruolo dell’innovazione tra sapere, potere e suo uso. È inoltre disciplina che si confronta per natura con l’incertezza, condizione evidente e condivisa della contemporaneità. Il modello mentale che acquisisce un laureato in design lo pone costantemente di fronte a situazioni inattese e scelte conseguenti: è un allenamento all’incertezza e alla complessità che richiede contaminazione tra saperi e l’educazione di agenti, come spesso i designer, che operano come ponte tra discipline e conoscenze”.

La formazione italiana nell’ambito del Design

Il sistema formativo è un sistema distribuito lungo tutto il Paese, ben 81 istituti accreditati dal Ministero dell’Istruzione: 22 Università, 16 Accademie delle Belle Arti, 15 Accademie Legalmente Riconosciute, 22 Istituti privati autorizzati a rilasciare titoli AFAM (Alta Formazione Artistica e Musicale) e 6 ISIA (Istituti Superiori per Industrie Artistiche). Per un totale di 291 corsi di studio, distribuiti in vari livelli formativi e in diverse aree di specializzazione. Ne fanno parte punte di eccellenza come il Politecnico di Milano, prima tra i Paesi UE e 5° al mondo secondo la prestigiosa classifica QS World University Rankings by Subject nel settore del design, ma prima, comunque, fra le università pubbliche. A seguire, mantengono un importante ruolo per la formazione del designer l’Istituto Europeo di Design (IED) e la Nuova Accademia di Belle Arti (NABA). Complessivamente, i designer formati sono 9.362; di questi, due terzi risiedono al Nord, in particolare in Lombardia (49,8%). Da quest’anno grazie alla collaborazione con Almalaurea e il Career Service del Politecnico di Milano si è aggiunto un ulteriore tassello informativo relativo alla situazione lavorativa a cinque anni dalla laurea e a cinque anni dal nostro primo rapporto sul design. La prima stima sul tasso di occupazione dei laureati magistrali in design a cinque anni restituisce un valore del 90%, superiore alla media del complesso dei laureati magistrali biennali in Italia; di questi, l’84% svolge una professione coerente con l’ambito del design.



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